La voce degli Ambasciatori del Gusto: “Perché condannare a morte la Ristorazione Italiana?”

Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Ai Ministri
Ai Presidenti delle Regioni
Roma, 14 gennaio 2021

Egregio Presidente, Gentili Ministri e Presidenti delle Regioni,

la nostra categoria, la ristorazione italiana, è in ginocchio. E la cosa più drammatica è che a distanza di dieci mesi dall’inizio dell’emergenza continuiamo a non essere ascoltati nonostante i continui appelli e le proposte di fattiva collaborazione. Ci avete, di fatto, mal considerati se non addirittura dimenticati.

Come Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto (AdG) siamo da sempre in prima linea nella difesa, tutela e promozione globale del Made in Italy e della cucina italiana di qualità. Nel farlo abbiamo sempre dialogato con Voi Istituzioni con l’obiettivo di restituire valore all’intero settore. Oggi gli obiettivi, di tutti, sono la sopravvivenza e la ripartenza: dietro ogni saracinesca abbassata ci siamo noi imprenditori con le nostre famiglie e quelle dei nostri collaboratori e fornitori. La filiera di cui tanto si parla è fatta di uomini e donne che, al pari di altre categorie, hanno il diritto di essere ascoltati e di sapere cosa succederà delle loro imprese. Non solo. Se noi non ce la facciamo, se le nostre imprese chiudono, anche il Made in Italy non ce la farà.

Serve chiarezza d’intenti, serve coerenza nel fissare gli obiettivi di medio-lungo termine, serve tempestività d’azione: le parole d’ordine non possono più essere sempre e soltanto “chiusura” o “sussidi”. La chiusura non offre alternative. Noi le alternative vogliamo averle, l’Italia merita di averle, e siamo pronti, ancora una volta, a costruirle insieme a Voi nel totale rispetto delle regole e della sicurezza.

Un rispetto che ha sempre contraddistinto il nostro agire e che confermiamo anche oggi prendendo le distanze da chi, in forma di protesta, sceglie di riaprire i propri locali.

Chiediamo una riapertura in sicurezza, regolamentata e controllata, che spazzi via una volta per tutte l’idea del ristorante come untore. Già nei mesi estivi abbiamo ottemperato, con grandi sacrifici, a tutti gli obblighi da Voi imposti come nuovi standard di sicurezza. Se è necessario, siamo pronti a studiarne insieme ulteriori. Se invece un’alternativa siete certi che non ci sia, la chiusura deve essere secca. Basta con i giorni alterni e con i provvedimenti a singhiozzo. Basta con le promesse non mantenute. Alla chiusura certa devono seguire ristori certi, adeguati e immediati, per ripartire, per poter continuare ad imprendere, non solo per tamponare.

Quanto è stato fatto finora non è sufficiente né pertinente: non si tratta di elargire un sussidio ma di pianificare una ripartenza e la ristrutturazione di un intero settore. Le nostre imprese non devono sopravvivere devono tornare a essere performanti, a fare quello per le quali sono state – non senza fatica – create. Ecco perché ribadiamo l’urgenza di una Visione di medio e lungo termine a cui fare riferimento e di un interlocutore istituzionale con cui dialogare in modo costruttivo e lungimirante. I temi da affrontare sono tanti: dalla sicurezza alla fiscalità, ivi compresa la definizione di codici Ateco più adeguati a rappresentare le varie categorie di esercenti. Lavoriamo insieme, voi con noi, per trasformare le difficoltà in opportunità per costruire le basi del nostro futuro.

Solo così avremo la possibilità di risollevarci e porgere la mano a tutti i nostri collaboratori e fornitori senza i quali la Ristorazione Italiana, e il Made in Italy che tutto il mondo ci invidia, non esisterà più.

L’alternativa è drammatica.

Quindi Vi chiediamo: è giusto condannare a morte la Ristorazione Italiana? È corretto farle espiare tutte le colpe di questa terribile “guerra”? O c’è qualcosa che ancora si può fare per cambiare le sorti di un settore che da sempre traina il Sistema Italia in termini di valore economico, ma anche per identità, cultura e stile di vita?

L’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto

Gli Ambasciatori del Gusto firmatari:

Andrea Alfieri, Eleonora Andriolo, Francesco Arena, Corrado Assenza, Salvatore Avallone, Enrico Bartolini, Gennaro Battiloro, Cesare Battisti, Michela Berto, Andrea Berton, Alessandro Billi, Domenico Boccuzzi, Eugenio Boer, Vittorio Borgia, Angelo Borrelli, Renato Bosco, Cristina Bowerman, Paolo Brunelli, Roy Caceres, Pasquale Caliri, Antonino Cannavacciuolo, Mariella e Alfonso Caputo, Giuseppe Carrus, Martina Caruso, Moreno Cedroni, Antonio Cera, Caterina Ceraudo, Fratelli Cerea, Claudio Chinali, Sandra Ciciriello, Fabio Ciriaci, Antonello Colonna, Andrea Costantini, Carlo Cracco, Bonetta Dell’Oglio, Alessandro Del Trotti, Franca Di Mauro, Fabrizio Facchini, Lillo Freni, Anthony Genovese, Alessandro Gilmozzi, Massimo Giovannini, Oliver Glowig, Nicolò Grazioli, Paolo Griffa, Stefano Guizzetti, Pietro Leemann, Leandro Luppi, Paolo Marchi, Luca Marchini, Solaika Marrocco, Stefano Masanti, Gianfranco Massa, Aurora Mazzucchelli, Luciano Monosilio, Nino Mosca, Fabrizio Nonis, Davide Oldani, Simone Padoan, Gianfranco Pascucci, Giovanni Peggi, Giancarlo Perbellini, Mirko Petracci, Barbara Pollastrini, Massimiliano Prete, Francesco Pucci, Marina Ravarotto, Giuseppe Romano, Raffaele Ros, Marco Sacco, Francesco e Salvatore Salvo, Corrado Scaglione, Marta Scalabrini, Giorgio Scarselli, Gioacchino Sensale, Nikita Sergeev, Pier Daniele Seu, Antonio Tubelli, Daniele Usai, Viviana Varese, Tommaso Vatti, Iginio Ventura.


Tutti parlano di chiusure, nessuno di ristori e intanto arrivano le cartelle esattoriali

Roma, 11 gennaio 2021 – A pochi giorni dall’appello rivolto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai Ministri, per un coinvolgimento al tavolo decisione e la definizione di una strategia volta alla riapertura in sicurezza dei ristoranti, l’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto (AdG) scrive una seconda lettera ribadendo la condizione drammatica in cui versa l’intero mondo della ristorazione e sollecitando una risposta immediata sul tema “ristori e tassazione”.

Siamo di fronte all’ennesimo semaforo rosso per tutti i nostri ristoranti. Non abbiamo idea di quando potrà scattare il verde e, soprattutto, se saremo in grado di sopravvivere fino a quel momento. Da mesi ormai ci chiediamo perché, nonostante gli enormi sacrifici realizzati per garantire tutti gli standard di sicurezza richiesti finora e senza evidenti riscontri di utilità, la nostra categoria sia chiamata a espiare qualsiasi colpa di questa terribile pandemia. Oggi le svariate anticipazioni del nuovo Dpcm parlano di ulteriori 100 giorni di chiusura mentre un silenzio assordante continua ad avvolgere il tema dei ristori. Nel frattempo, un semaforo continua a restare verde ed è quello dei costi fissi e di gestione che si accumulano: dagli affitti alle utenze fino ai dipendenti e alle tasse. Puntuali come ogni anno iniziano ad arrivare le cartelle esattoriali. Ma senza alcuna liquidità noi ci chiediamo come saremo mai in grado di saldarle?!. A gran voce ribadiamo al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai Ministri la necessità di un cambio di passo, chiediamo di essere interpellati per mettere a punto una visione a medio e lungo termine e una strategia che sia finalmente costruttiva. Serve fare qualcosa subito per “salvare” e “ricostruire” tutto quello che, giorno dopo giorno, sta morendo. Perché, sia chiaro, tanti ristoratori non saranno in grado di riaprire. Al Governo ricordiamo che dietro ogni saracinesca abbassata ci sono imprenditori con le loro famiglie e quelle dei propri collaboratori. Uomini e donne che al pari di altre categorie, hanno il diritto di essere ascoltati, di sapere come poter lavorare e soprattutto di sapere cosa succederà domani”.

Il Direttivo AdG – Cristina Bowerman, Paolo Marchi, Cesare Battisti, Pasquale Caliri, Moreno Cedroni, Mariella Caputo, Vittorio Borgia, Alessandro Gilmozzi, Renato Bosco


Serve una visione e una strategia per riaprire in sicurezza

Roma, 8 gennaio 2021 – “Bisogna capire come aprire in sicurezza e non come continuare a chiudere. Vige un caos totale in cui nessuno di noi sa ormai a chi dare retta. È una situazione insostenibile che purtroppo conferma ancora una volta quanta poca conoscenza del mondo della ristorazione ci sia”.

L’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto, a pochi giorni dallo scadere del Dpcm (15 gennaio) lancia un nuovo appello al Governo rivolgendosi direttamente al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai Ministri a cui chiede un cambio di passo immediato. Una chiara posizione in difesa e a salvaguardia di tutto il sistema della ristorazione italiana che continua a essere drammaticamente penalizzato.

“È inverosimile che si continui a parlare solo di chiusura quando è chiaro che il lockdown così come è stato strutturato fino ad oggi, soprattutto negli ultimi tempi, è stato un fallimento perché non ha prevenuto più di quanto probabilmente sarebbe accaduto se fossimo stati aperti rispettando una serie di norme precise e univoche” spiega la Presidente ADG Cristina Bowerman che aggiunge “La visione dovrebbe essere esattamente opposta, ossia pensare a come aprire in sicurezza. Se è vero che l’immunità di gregge si ottiene attraverso la vaccinazione e che quest’ultima non sarà terminata prima dei mesi autunnali del 2021, come possiamo pensare di sopravvivere in tale ‘limbo’ tutto questo tempo? Serve una visione precisa, una normativa adeguata. I ristoranti non possono aprire un giorno, magari mezza giornata, per poi chiudere altri due giorni senza sapere cosa possono fare il terzo giorno”. “Preparare una linea per un menù, non è una cosa che si improvvisa” aggiunge Cesare Battisti, Segretario Generale. “Non solo. Serve distinguere le varie forme di somministrazione prevedendo una normativa modulare che possa tenere conto delle diversità tra i bar e i ristoranti che effettuano servizio solo al tavolo” ribattono entrambi.

Chiaro anche il riferimento a quanto sta accadendo oltre confine, negli altri paesi europei. “Siamo convinti non lo sia, ma se davvero la chiusura fosse l’unica arma in possesso del Governo chiediamo che essa sia usata con consapevolezza e competenza: come già detto e dimostrato in passato siamo pronti al sacrificio, ma a fronte di una chiusura collettiva, che non sia inutilmente frammentata, aspettiamo un ristoro di pari peso, che arrivi subito e che non ci faccia morire”.

Gli Ambasciatori del Gusto invocano inoltre, nuovamente, un reale coinvolgimento al tavolo decisionale: una richiesta che rappresenta al tempo stesso una rinnovata e preziosa dichiarazione di disponibilità e collaborazione nella consapevolezza che solo con la conoscenza esatta della materia è forse possibile individuare una soluzione efficace, oggi più che mai urgente.