Basta chiamarli portapiatti, la moderna nobiltà del cameriere
Con l’intervista a Marco Reitano, Ambasciatore del Gusto e presidente di Noi di Sala, parte una nuova rubrica sull’etica del lavoro.
«Lavorare in sala è faticoso, questa è la prima cosa che chi approccia questo lavoro deve ricordare». Marco Reitano, chef sommelier del ristorante La Pergola dell’Hotel Rome Cavalieri e presidente di Noi di Sala, non nasconde la realtà dietro alcuna foglia di fico. «È risaputo che si tratta di lavori che presuppongono un impegno importante sul proprio tempo che è quello che poi dà la possibilità di crescere all’interno delle strutture», continua sgombrando subito il campo da qualsivoglia possibile recriminazione sul presunto “sfruttamento” della categoria. Ciò non significa che il settore sia scevro da problematiche, anzi. «Esiste una seria questione legata alla retribuzione che, sovente – sottolinea -, non è adeguata all’impegno soprattutto in relazione a livelli medi e medio-alti di ristorazione».

UN MESTIERE CHE CAMBIA. La riflessione di Marco Reitano, però, si allarga all’analisi di una professione in costante cambiamento. «La prima questione riguarda il sistema retributivo che dovrebbe essere inserito in un discorso globale su un mestiere che è in evoluzione e diventa ogni giorno più moderno e strettamente legato al business della ristorazione in quanto i camerieri sono addetti alla vendita. Il loro lavoro permette, infatti, una valorizzazione monetaria dell’attività del ristoratore che con le persone giuste in sala può aumentare la propria redditività perché si garantisce la soddisfazione del cliente», puntualizza lo chef sommelier.
INCENTIVI. Aumento degli stipendi legati al Ccnl del Turismo e incentivazione, come nel modello anglosassone, sono due delle soluzioni immaginate da Reitano. «Un sistema di incentivi legati a fattori misurabili come le vendite, l’aumento del fatturato e del numero di clienti potrebbe essere una soluzione», ipotizza escludendo invece la “tip”, ovvero la mancia così come intesa, per esempio, negli Stati Uniti. «Il sistema delle mance, in Italia, ha una radice culturale differente e non è mai entrato di fatto nella formazione del salario anche perché, nella maggior parte dei casi, le mance sono ridicole. Anche gli ospiti internazionali si sono adeguati e non lasciano la mancia – osserva -. La “tip obbligatoria” utilizzata in altri Paesi, invece, è diversa ed è commisurata al conto di cui fa parte a tutti gli effetti».
TURNI E ORARI LAVORATIVI. «Di sicuro c’è un contratto di lavoro che deve essere rispettato per quanto riguarda i giorni di riposo perché il personale deve avere i giusti tempi di recupero. Questo, in particolare, nei contratti stagionali dove i ritmi estenuanti possono pregiudicare la qualità del servizio», spiega. In generale, però, bisogna fare i conti con l’imprevedibilità del servizio. «Nell’alta ristorazione dove i clienti hanno una permanenza prolungata, per esempio, è difficile poter rispettare l’orario contrattuale. Però, essendo questi ultimi ambienti dove si acquisisce grande professionalità – aggiunge – di solito i ragazzi non si tirano indietro quando c’è da fermarsi oltre l’orario contrattuale». E a chi, pur lavorando nella ristorazione, piacerebbe avere il weekend libero si rivolge seccamente: «Esistono tanti altri mestieri da fare. Chi vuole uscire la sera con gli amici, avere il fine settimana a disposizione e trascorrere le festività a casa non può lavorare nella ristorazione».

ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO. «Sarebbe ottimale in qualsiasi livello di ristorazione che il personale esperto dedichi il giusto tempo agli ultimi arrivati per permettere a questi il processo di inserimento e l’integrazione nel gruppo – continua -. Questo vale sia per un tre stelle Michelin sia per una pizzeria perché l’inserimento è fondamentale, naturalmente i tempi sono diversi».
DOPPIA BRIGATA. «È chiaro, soprattutto parlando di alta ristorazione, che una doppia brigata è necessaria qualora ci sia un doppio servizio. È anche vero, però, che per un datore di lavoro è difficile sopportare questo tipo di costo; nello stesso tempo molti ristoratori devono restare aperti a pranzo e cena per poter avere la giusta redditività. Per ovviare a questo – spiega – la soluzione attuale è quella di una turnazione interna alle strutture riducendo al minimo gli sprechi».
SCUOLE DI SALA. La professionalizzazione crescente dei mestieri di sala è stata anche la spinta per la rinascita delle scuole di sala. «Con orgoglio rivendico il ruolo di “Noi di Sala” nella riscoperta e nella crescita del movimento legato a questi mestieri che ha portato alla crescita delle scuole – conclude Reitano -. Di conseguenza la nostra associazione sta cercando di capire come crescere senza scadere nel mercato commerciale per continuare ad alimentare la conoscenza e la curiosità che ha fatto sì che anche gli argomenti legati alla sala abbiano fatto la loro comparsa nei Congressi di ristorazione».
Dieta Mediterranea superstar a Paestum
Archiviato un anno fa il decennale, il congresso Le Strade della Mozzarella riparte dalla Dieta mediterranea, già patrimonio immateriale dell’Unesco. Il 23 e 24 maggio a Paestum gli chef invitati a LSDM dagli organizzatori Barbara Guerra e Albert Sapere, oltre a utilizzare e trasformare la Mozzarella di bufala campana Dop per realizzare i piatti appetitosi, si sono confrontati sullo studio e la diffusione della Dieta mediterranea e sui 10 punti del Manifesto del cuoco moderno proposto dal Congresso. «Oggi il cuoco – spiega Barbara Guerra – è portatore di cultura. Il suo ruolo è quello di attualizzare il modello alimentare nel segno di una rinnovata sensibilità sia nutrizionale sia ambientale». Anche l’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto ha condiviso il Manifesto e partecipato a LSDM con un proprio stand nel quale nei due giorni del Congresso hanno portato le loro creazioni a base di mozzarella i campani Salvatore Avallone e Paolo Gramaglia, il russo Nikita Sergeev e il siciliano Gaetano Billeci.
NELLO STAND ADG A LSDM. Ad aprire le degustazioni allo stand degli Ambasciatori del Gusto mercoledì 23 alle 12 è stato Nikita Sergeev, chef moscovita che, dopo la formazione all’Alma, ha messo su il proprio ristorante L’Arcade a Porto San Giorgio, nelle Marche. «Non mi piacciono gli ingredienti monocorde, per questo amo la mozzarella di bufala che è un prodotto molto versatile che permette a ogni cuoco una sua interpretazione», ammette Sergeev che a LSDM ha portato la Caponata im-bufalita, una mozzarella di bufala campana Dop ripiena di caponata di cui rivela la ricetta. «Agli ingredienti della caponata aggiungo i finocchi e il sedano per fare un piatto più personale. Friggo separatamente ogni verdura tagliata finemente a mano e anche i pinoli, utilizzo zucchero moscovado per dare più profumi. Con questa caponata farcisco la mozzarella. La parte scartata della mozzarella, insieme alla mia salsa di mezza estate fatta con pomodoro appena saltato, frullato ed emulsionato con olio ed erbe della macchia mediterranea, diventa la base su cui poggiare la mozzarella ripiena. Finisco il piatto con olio extra vergine d’oliva marchigiano». Alle 14,30 è stata la volta di Salvatore Avallone del Ristorante Cetaria di Baronissi. Campano doc, Avallone, già spettatore di LSDM un anno fa è passato dall’altra parte della barricata. «Nessun ristoratore campano, dal pizzaiolo al cuoco, può fare a meno della mozzarella di bufala che ormai, grazie alle nuove tecniche, è utilizzabile anche in fondute, spume e non solo», spiega Avallone che ha portato un’insalata liquida di pomodoro San Marzano Dop con una quenelle di stracciata di bufala campana Dop finita con gamberi rossi di Policastro, alici salate di Cetara e tocchetti di pane all’origano. «Ho voluto racchiudere tutta la provincia di Salerno in un piatto», ha sottolineato lo chef del Cetaria. «Sicuramente il Congresso LSDM fa aumentare la conoscenza del prodotto con buone ricadute su tutta la filiera – continua -. Dal punto di vista personale, invece, sono convinto che vedere chef e cuochi, più o meno famosi, manipolare la mozzarella di bufala con passione serve molto a tutti gli addetti del settore della ristorazione».
Giovedì 24 alle 12 ad aprire le degustazioni allo stand, è stato Paolo Gramaglia del Ristorante President di Pompei. «Noi campani siamo stati svezzati con la mozzarella di bufala perché, dicevano gli anziani aveva più latte. Questa mozzarella ha sempre fatto parte della mia vita ed è in quasi tutte le mie ricette, quella che prediligo è la più semplice: prendere una mozzarella di bufala campana Dop da 250 grammi con il suo liquido, immergere la mano nel siero, afferrare la mozzarella, portarla vicina alla bocca, chiudere gli occhi, mordere e gustare», dice Gramaglia che l’ha servita in versione cristalli di neve insieme a un tonnetto agli agrumi. «Sciogliendosi in bocca i cristalli sprigionano tutti i sapori della mozzarella di bufala esaltando l’acidità degli agrumi riportando alla mente il viaggio nel tempo di tutti i napoletani», spiega lo chef che è tra i più accesi sostenitori di LSDM. «Più si parla di mozzarella di bufala, meglio è perché si tratta di uno dei prodotti fondamentali della gastronomia campana e bisogna divulgarne la conoscenza, la storia e le tradizioni», conclude auspicando il rispetto del disciplinare della produzione della mozzarella di bufala campana Dop, «unico modo per tutelare il prodotto». A chiudere il parterre delle degustazioni alle 14,30 Gaetano Billeci del Ristorante Palazzo Branciforte di Palermo. «Da siciliano il mio rapporto con la mozzarella di bufala non è intrinseco come quello dei campani, anche se nei miei piatti la utilizzo molto sia col pesce che con la carne – attacca Billeci -. A Paestum ho fatto assaggiare un carpaccio di ricciola marinata al finocchietto selvatico servito con una panzanella di gambero accompagnata da una mousse di mozzarella di bufala campana Dop, miele di ape nera sicula e mostarda. In questo caso è la mozzarella che va ad alleggerire questo piatto rendendolo più accattivante». Anche per Billeci il Congresso di Paestum contribuisce a far conoscere la mozzarella di bufala campana Dop. «Fino a qualche anno fa in Inghilterra, Francia, Norvegia, dove ho lavorato prima di rientrare in Sicilia, non veniva percepita la differenza tra la mozzarella di bufala campana Dop e prodotti simili. Oggi molto sta cambiando e manifestazioni di questo genere aiutano sia a sdoganare luoghi comuni rispetto ai territori di produzione, sia ad aiutare i consumatori nella scelta del prodotto».
GLI ALTRI AMBASCIATORI A LSDM. Sono tanti gli Ambasciatori che hanno dato il proprio contributo a LSDM. Oltre al vicepresidente Paolo Marchi, ai benemeriti Eleonora Cozzella, Luigi Cremona e Luciano Pignataro che hanno moderato alcuni incontri, a parlare di mozzarella nei vari appuntamenti del Congresso sono stati anche Corrado Assenza, Alfonso Caputo, Peppe Guida, Rosanna Marziale, Roberto Petza, Giorgio Scarselli, Marco Stabile, Giulio Terrinoni, Pasquale e Gaetano Torrente, Viviana Varese e i pizzaioli Enzo Coccia, Simone Padoan, Franco Pepe e Francesco e Salvatore Salvo.
Mariella Caruso
Annie Féolde, la mia cucina parla solo italiano
Con Annie Féolde torniamo a parlare di Ambasciatori del Gusto stranieri che interpretano la cucina italiana.
Nata in una famiglia di albergatori francesi con grande passione per la cucina, Annie Féolde, non avrebbe voluto seguire le orme di nonni e genitori. A 73 anni, però, è una chef tristellata e può pregiarsi di una lunghissima lista di altri riconoscimenti ottenuti con il compagno di una vita, Giorgio Pinchiorri. Insieme da quasi 50 anni, dal 1979 gestiscono in coppia a Firenze l’Enoteca Pinchiorri. «Chi l’avrebbe mai detto? Da giovane, pur avendo sviluppato un buon palato ho cercato di evitare questo mestiere perché sapevo che i sacrifici erano tanti. Per questo mi ero trasferita prima da Nizza a Parigi, poi in Inghilterra e, infine, Italia dove ho conosciuto Giorgio e sono tornata a fare quello da cui stavo scappando», ammette Annie Féolde.

Lei è una francese adottata dall’Italia, cosa mantiene delle sue origini?
«Potrei dire nulla. All’Enoteca Pinchiorri (dove Annie Féolde continua a sovrintendere il lavoro di Riccardo Monco e Alessandro della Tommasina, ndr) si preparano piatti italiani, la nostra clientela viene da noi per assaggiare le specialità del Belpaese e sono queste che io voglio valorizzare. Detto questo, la verità è che Italia e Francia sono veramente vicine e tra le due cucine ci sono solo piccole differenze».
Quali?
«La cucina italiana è davvero molto buona e l’Italia è ricca di ingredienti di grande qualità, quindi non ha bisogno di essere complicata. Non voglio dire che la cucina francese sia inferiore, ma la Francia non è così assolata come l’Italia e i risultati si riverberano sul modo di vivere della gente e, di conseguenza, anche in cucina. Però, sia in Italia sia in Francia, è stata fatta una grande ricerca sugli abbinamenti tra il vino e il cibo, credo che molte ricette in questi due Paesi abbiano la matrice comune di essere nate per essere servite con un particolare vino. Anch’io ho cominciato a cucinare per accompagnare le degustazioni di Giorgio».

La sua passione per la cucina è rimasta immutata in questi anni?
«Stare in cucina per me è sempre un piacere, mi dà soddisfazione e mi permette di sfogare la mia creatività. Del resto la cucina è continua ricerca, ma non bisogna esagerare».
In che senso?
«Non è utilizzando ingredienti sconosciuti o tecniche innovative che il piatto sarà migliore. Tutti i cuochi dovrebbero ricordare una cosa fondamentale: ogni piatto, prima di ogni cosa, deve essere gustoso e buono da mangiare».

Molti chef di origine straniera contaminano la loro cucina con ingredienti della loro memoria. Lei non ama le contaminazioni?
«Io cerco di non utilizzare mai ingredienti stranieri, proprio perché siamo in Italia. In questo Paese c’è di tutto, io sono dell’idea di utilizzare ingredienti stagionali e che vengano da vicino. Per dire non ho bisogno di prendere delle fragole a Natale».
Quale pensa sarà la cucina del futuro?
«È una domanda che mi fanno in molti e alla quale è impossibile rispondere. Posso dire che non credo che mangeremo solo insetti, ma anche questa è una mia considerazione».
Mariella Caruso
Foto Credit: Studio Quagli, David Abdallah, Gianni Ugolini
Helpcode e Ambasciatori alleati contro l'obesità
In Italia circa il 10 % dei bambini è obeso e circa 1.3 milioni di bambini hanno abitudini alimentari scorrette. E’ partito da questi dati il progetto ‘Ricette Golose per Giovani Chef’ promosso da Helpcode Italia e realizzato in collaborazione con l’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto, l’Università di Genova, l’ospedale Gaslini e la cooperativa OcchiAperti di Scampia. L’obiettivo è coinvolgere ragazze e ragazzi nell’adozione di scelte alimentari sane, consapevoli e allo stesso tempo, gustose.
Il progetto verrà presentato domenica 13 maggio alle ore 17 a Parma in Piazza Garibaldi presso l’Agorà di Cibus, il fuori salone della manifestazione internazionale dedicata all’alimentazione che da 19 anni si svolge nella città.
Questa iniziativa è stata selezionata tra i 5 finalisti della ‘call for Crowdfunding’ di Bper Banca, indirizzata a progetti con finalità di carattere sociale, culturale e di educazione alla sostenibilità, per ragazzi e ragazze dai 13 ai 19 anni. La raccolta fondi per la realizzazione di un ricettario goloso rivolto ai ragazzi, unico nel suo genere perché coniuga l’aggettivo goloso con sano, continuerà fino al 30 giugno 2018.

Il progetto Ricette Golose per Giovani Chef si inserisce nella campagna sf_amarsi di Helpcode per proporre misure concrete in materia di contrasto alla malnutrizione infantile e promozione di una sana e corretta alimentazione per tutti, partendo proprio da bambini e ragazzi.
La necessità di coinvolgere bambini e ragazzi a fare scelte verso un’alimentazione varia ed equilibrata è uno degli output emersi dal convegno sf_amarsi, organizzato da Helpcode Italia, Ospedale Gaslini e Università di Genova lo scorso febbraio a Genova. Un momento di confronto che ha visto la presenza di oltre cento esperti di nutrizione e educazione alimentare, aziende del settore privato, istituzioni, rappresentanti del mondo della formazione e società civile.
Il risultato di questo progetto sarà la produzione di un ricettario – disponibile in formato sia cartaceo sia digitale – e la realizzazione di un webinar, tenuto dallo chef e Ambasciatore del Gusto Eugenio Boer, presso il laboratorio di cucina della cooperativa Occhi Aperti, insieme ai ragazzi di Scampia (Napoli) e rivolto ai giovani e agli appassionati di cucina.

Il progetto si avvale della competenza di cuochi come Salvatore Avallone, Cesare Battisti, Cristina Bowerman, Eugenio Boer, Renato Bosco, Alessandro Gilmozzi, Paolo Gramaglia, Andrea Ribaldone, Cristoforo Trapani, Paolo Griffa e Pietro Leemann, che proporranno loro piatti e saranno inserite dai dietisti del Gaslini in un menù ideale per ragazzi in crescita.
Ha dichiarato Giorgio Zagami, presidente di Helpcode Italia: «È fondamentale coinvolgere i giovani perché cibo in Italia è sinonimo di affetto, di esperienza estetica, di momento di festa. Quando si festeggia, ci si ritrova, si cucina e si mangia insieme. Perché è davanti al cibo che avvengono le cose più importanti della vita e il cibo va esaltato, come qualcosa di straordinario. Il cibo va degustato nella giusta ed equilibrata misura perché così ci rende più felici. Tutto questo i ragazzi lo possono scoprire seguendo il Ricettario goloso per giovani chef».
Concetto ribadito da Cristina Bowerman, presidente degli Ambasciatori: «Educare i giovani sui principi di una sana alimentazione è oggi una responsabilità sociale, per questo la nostra associazione è in prima linea a fianco di Helpcode Italia in questo progetto. Siamo pronti a dare un contributo concreto con ricette sane e gustose, scritte con un linguaggio semplice, ma coinvolgente. Abbiamo la fortuna di vivere in un paese ricco di eccellenze gastronomiche e l’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto s’impegna costantemente a promuoverle e valorizzarle in Italia e all’estero, anche con progetti di formazione rivolti agli istituti professionali. Sono certa che con l’impegno delle istituzioni ed enti del calibro dell’Università di Genova, l’ospedale Gaslini, la cooperativa OcchiAperti di Scampia e dei privati, raggiungeremo grandi risultati. Il Ricettario Goloso dei Giovani Chef aiuterà i ragazzi a renderli consapevoli delle proprie scelte, a tavola e non solo».

Per partecipare alla raccolta fondi basta andare all’indirizzo:
https://www.produzionidalbasso.com/project/ricette-golose-per-giovani-chef/ e fare:
· Una donazione libera
· Una donazione di 13 € per prenotare una copia del ricettario in versione e-book
· Una donazione di 17 € per prenotare una copia del ricettario in versione e-book e il grembiule da cucina dell’iniziativa
· Una donazione di 26 € per prenotare una copia del ricettario in versione e-book e la T-shirt dell’iniziativa
· Una donazione di 30 € per prenotare una copia del ricettario in versione e-book e l’iscrizione al webinar con uno chef dell’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto
· Una donazione di 33 € per prenotare una copia del ricettario rilegato
· Una donazione di 88 € per prenotare una copia del ricettario rilegato e digitale, l’iscrizione al webinar, la T-shirt e il grembiule da cucina dell’iniziativa.
CHI SIAMO
- Helpcode è un’organizzazione non governativa italiana che lavora, in Italia e nel mondo, per garantire il diritto di essere bambini.
La missione di Helpcode è quella migliorare le condizioni di vita dei bambini all’interno della comunità in cui vivono, attraverso iniziative concrete di sostegno alla loro educazione, al loro benessere, al loro sviluppo – www.helpcode.org
- L’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto è un’associazione di donne e uomini, siano essi cuochi, pizzaioli, gelatieri, pasticceri, sommelier, maître, manager di ristoranti, responsabili acquisti, professionisti che vivono non solo nelle cucine o nei ristoranti, ma che viaggiano, apprendono e restituiscono l’esperienza vissuta attraverso la propria personale interpretazione di cucina italiana di qualità, per promuovere e valorizzare in tutto il mondo il concetto italiano di gusto. http://www.ambasciatoridelgusto.it
- L’Istituto Giannina Gaslini è un Istituto di Ricovero e Cura a carattere scientifico. Inizia la sua attività nel 1938 per un atto d’amore e di solidarietà del senatore Gerolamo Gaslini che, in ricordo la figlia morta in tenera età, si assegna la missione di progettare e realizzare un grande ospedale pediatrico europeo a forte vocazione scientifica per assicurare all’infanzia la migliore assistenza possibile, sostenuta dalla ricerca più innovativa.
- L’Università degli Studi di Genova (UNIGE), fondata nel 1481, è uno dei più antichi Atenei europei e una delle maggiori risorse culturali e scientifiche del Mediterraneo e del nord ovest italiano. Con oltre 30.000 studenti e 168 corsi di studio, distribuiti tra la sede di Genova e i poli didattici di Imperia, Savona e La Spezia, l’Università, unica in Liguria, è un’istituzione riconosciuta e fortemente radicata sul territorio, promotrice del progresso della scienza e dei valori della società civile. https://unige.it/
- La cooperativa OcchiAperti mette a disposizione un contesto esperienziale unico nel suo genere, in cui adolescenti marginalizzati sono coinvolti in percorsi di inclusione sociale e professionale anche attraverso la partecipazione a un laboratorio permanente di cucina. http://www.occhiaperti.org/
SF_AMARSI
- Il programma completo del primo convegno sf_amarsi è disponibile qui.
- Raccomandazioni emerse dal convegno sf_amarsi disponibili qui.
Milano si trasforma in «Food City» in nome della sostenibilità ambientale e nutrizionale del cibo
Tre anni fa a Milano “Expo 2015”, dopo aver inaugurato l’area espositiva di Fiera Rho Pero, muoveva i suoi primi passi nel solco di una visione innovativa del cibo. Il tema della nutrizione del pianeta che ha guidato l’esposizione internazionale, insieme a quelli della sostenibilità ambientale e nutrizionale che ogni Paese, ogni agricoltore, ogni chef ha interpretato a suo modo, non è stato però messo da parte con la chiusura dei cancelli e lo smantellamento dei padiglioni. La consapevolezza dell’importanza degli argomenti dei quali, travalicando la consueta visione edonistica dell’enogastronomia, è stata sottolineata la valenza sociale ed economica continua a mantenere vivo un dibattito vivace che, in questa settimana, si riaccende a Milano in occasione di una serie di appuntamenti legati al cibo di valenza internazionale.
«Al ristorante facciamo cucina, ma anche agricoltura, artigianato e formazione», ha detto, infatti, l’Ambasciatore del Gusto, nonché chef tristellato Massimo Bottura.

A raccogliere il testimone di Expo 2015 è, in particolare, Seeds&Chips, summit sull’innovazione in campo alimentare che un anno fa ospitò l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama e che, quest’anno dà spazio all’ex Segretario di Stato della stessa amministrazione Obama, John Kerry. Insieme a Kerry saranno più di 300 i relatori delle oltre 30 sessioni di discussione che si scambieranno idee e proposte per migliorare il sistema alimentare mondiale. Al centro dei dibattiti c’è l’agricoltura del futuro che non può più permettersi di consumare indiscriminatamente le risorse del pianeta a cominciare dall’acqua e c’è l’innovazione dell’industria alimentare che deve far fronte all’incremento della popolazione e alla diminuzione delle risorse che comporta un’importanza strategica nella produzione di cibo sano e sostenibile. Si parlerà anche di economia circolare e lotta allo spreco. Tutti temi fondamentali anche nell’agenda degli Ambasciatori del Gusto la cui presidente Cristina Bowerman è intervenuta in apertura di Seeds&Chips, mentre all’Ambasciatore Enzo Coccia è toccato parlare dell’evoluzione della pizza napoletana.

Anche fuori da FieraMilanoCity il cibo sano e sostenibile sarà al centro della vita cittadina con la “Milano Food Week”, inaugurata tra gli altri anche da Lara Gilmore, presidente di “Food for Soul”, associazione fondata con il marito, lo chef dell’Osteria Francescana e Ambasciatore del Gusto Massimo Bottura, e i tanti appuntamenti del Fuori Salone del Gusto. La biodiversità e il multiculturalismo associato al cibo sono i temi scelti per i “_TALK” organizzati alla Fondazione Feltrinelli ai quali parteciperanno Andrea Berton e Pietro Leemann. Berton sarà impegnato anche in uno degli “StoryCooking” in programma nella City Kitchen di piazza Beltrami che vedranno protagonisti anche Enrico Bartolini, Cesare Battisti, Viviana Varese, Franco Aliberti e Gianluca Fusto.
Davide Oldani, invece, allo Iulm indagherà il rapporto tra food e millenials. In chiusura della settimana, infine, Pietro Leemann sarà il presidente della giuria del concorso di cucina vegetariana e vegana “The Vegetarian Chance” della quale faranno parte anche Cesare Battisti e Aimo Moroni.
Mariella Caruso