Siamo pronti a fare sacrifici per la salute pubblica ma chiediamo rispetto, chiarezza e certezze economiche
Roma, 25 ottobre 2020 – “Lo abbiamo già dimostrato con i fatti e lo ribadiamo: siamo pronti a fare sacrifici per la salute pubblica e per il bene del Paese ma chiediamo rispetto per la nostra categoria attraverso un concreto coinvolgimento nel processo decisionale e un immediato chiarimento circa le misure economiche necessarie per non fare fallire l’intero settore della ristorazione”. È questo l’appello dell’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto in risposta all’odierno Dpcm che impone a tutti i locali una chiusura anticipata alle ore 18.00.
Un grande e confermato senso di responsabilità a cui si associa un’urgente richiesta di ascolto e chiarezza.
“Abbiamo accettato e rispettato tutte le regole fin qui imposte; per adeguarci abbiamo sostenuto importanti costi e sacrifici per i quali in molti casi stiamo ancora aspettando il sostegno promesso. Stavamo lentamente ripartendo ma ora, per la ristorazione intera, è di nuovo semaforo rosso. Siamo disposti ad accettarlo a condizione che vengano immediatamente previste e precisate tutte le relative misure economiche e finanziarie. Parliamo in primis della defiscalizzazione dei contributi di tutti i dipendenti, del credito d’imposta per gli affitti e del compenso diretto oggi annunciato. Ribadiamo l’appello, e la disponibilità, al dialogo con le Istituzioni. Un dialogo che deve essere preventivo e costruttivo. Non si tratta di concessioni ma di diritti, senza i quali questa volta non riusciremo più a rialzarci”.
Il coprifuoco ai ristoranti? Misura inutile, incoerente e discriminatoria - l'appello degli Ambasciatori del Gusto
Roma, 5 ottobre 2020 – “No alla chiusura anticipata dei ristoranti”. L’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto risponde con forza alle anticipazioni diffuse nelle ultime ore circa un nuovo coprifuoco a cui sarebbero sottoposti. Misura giudicata inutile, incoerente e discriminatoria.
I ristoranti non sono la causa della movida incontrollata. Imporre una loro chiusura anticipata non porta ad alcun risultato concreto in termini di lotta agli assembramenti che di fatto si verificano fuori dai locali. Se l’intenzione del Governo è quella di mettere in atto un piano di prevenzione questo deve svolgersi dove il pericolo sanitario c’è veramente e quindi in primis lungo le strade e nelle piazze dove si verificano assembramenti e dove purtroppo non ci sono controlli. Va difeso il servizio al tavolo, che prevede il rispetto di tutta una serie di standard qualitativi.
I ristoranti infatti si sono adoperati per mesi al fine di adottare le misure di sicurezza richieste dalle nuove norme (Fase Ripartenza) dettate dallo stesso Governo. Imporre ora una chiusura anticipata significherebbe rendere vano tutto quello che è stato fatto e gravare pesantemente su una categoria che con fatica e sacrificio sta cercando di ripartire.
Lo scenario economico non può che essere drammatico e preoccupante: se un ristorante deve chiudere alle 23, quel ristorante non aprirà nemmeno.
“Di fatto è mettere in ginocchio un’intera categoria attivando un lockdown camuffato” dichiara Cristina Bowerman, Presidente degli Ambasciatori del Gusto che a nome di tutti gli associati aggiunge “È impensabile e discriminatorio. Il comparto della ristorazione è il primo ad essersi attivato per garantire il rispetto delle regole che oggi invochiamo a gran voce. Chiediamo che la norma escluda tutti i locali dove viene offerto un servizio al tavolo che implica un obbligo di controllo per il gestore e uno standard qualitativo già in atto. Se ciò non accade il settore della ristorazione italiano morirà. Peraltro ci chiediamo, quali misure di supporto all’occupazione sono previste? Che ne sarà della norma che ci sollevava dai pagamenti degli F24 per 4 mesi a fronte del ri-arruolamento del personale? È palese che alla chiusura del locale farà seguito una nuova cassa integrazione”.