#iostoconiristoratori: solidarietà digitale per la ristorazione

Siamo felici di essere accanto a Dishcovery nel lancio di un importante progetto a sostegno del settore della ristorazione.

#iostoconiristoratori è un gruppo di startup e professionisti del settore HORECA che mette a disposizione GRATIS alcuni dei propri servizi.

L’obiettivo è quello di semplificare la transizione dei ristoranti nel mondo digitale rispettando le disposizioni e le restrizioni del DPCM, arginare i danni economici causati dall’emergenza Covid-19 e sostenere la ripresa economica.

L’elenco completo delle aziende che partecipano all’iniziativa, insieme ai dettagli delle offerte di solidarietà digitale, è consultabile su www.iostoconiristoratori.it.

Comunicato stampa completo


Il vaccino della solidarietà arriva da Verona

Una storia di Federica Gatto

Volendo riassumere l’ultimo mese in una frase, basterebbero solo tre parole: un gran casino!

È dal lontano dopoguerra che l’Italia non si ritrovava a fronteggiare, incondizionatamente da nord a sud, un’emergenza sanitaria, economica ed umana di simile portata.

Nonostante gli appelli, le canzoni cantate e ballate dai balconi, le donazioni e le raccolte fondi per gli aiuti umanitari, come sempre il mondo della ristorazione, frammentato e disorganizzato, continua a rimanere quasi del tutto inerme, subendo i risvolti di questa emergenza senza riuscire a porsi come leva per risollevare le sorti di un intero comparto economico.

Ad oggi è la sola Associazione degli Ambasciatori del Gusto (seguita poi a ruota dalle sigle più prestigiose) che si è preoccupata di fronteggiare questa situazione in modo attivo: interlocuzione diretta con Governo ed Enti, proposte legislative inserite poi nel Decreto “Cura Italia”, azioni di sensibilizzazione degli operatori nel settore ristorativo e iniziative benefiche di supporto e sostegno del comparto ospedaliero e assistenzialistico, impegnato in prima linea.

In tal senso, le dimostrazioni sono lampanti: la cucina organizzata dalla famiglia Cerea per l’ospedale da campo di Bergamo, Carlo Cracco con il suo staff all’opera per il nuovo ospedale dell’ex Fiera di Milano, Franco Pepe che ha avviato una raccolta fondi per l’Ospedale di Caserta. Esempi di come i cuochi possano spogliarsi della divisa da “star” ed indossare quella degli umili lavoratori a servizio del Paese.

La solidarietà ha molteplici aspetti, anche meno “eclatanti”, e per questo più lodevoli. Ne è un esempio l’iniziativa di un gruppo di dipendenti veneti (sì, dipendenti!) dell’azienda Saporè a San Martino Buon Albergo (VR), che in un momento di difficoltà assoluta hanno deciso di rimodulare e rivedere interamente quella che è la normale amministrazione per aiutare e supportare l’azienda per la quale lavorano e si spendono quotidianamente.  Ci raccontano come è andata Francesca e Marta, due portavoce della bella iniziativa.

Francesca, ci spieghi cosa è successo?

“L’hashtag #iorestoacasa ha significato per noi operatori della ristorazione non solo un monito alla tutela della salute di tutti ma anche un inequivocabile #stopallavoro. Nel giro di pochi giorni, tra un decreto e l’altro, siamo stati costretti a chiudere l’azienda. Una sensazione stranissima, per farmi forza anche nei confronti dei titolari e dei colleghi mi ripetevo di stare tranquilla, di considerare questo periodo come di riposo ma, nonostante tutto, l’umore è colato a picco. Comprendere che Renato e Samantha (i titolari, N.d.R.) erano preoccupati soprattutto per noi dipendenti e le rispettive famiglie, ha fatto maturare in me una decisione, l’unica cosa sensata da fare! Scelta istintiva, un gesto naturale per ringraziare l’azienda che per più di dieci anni mi ha assicurato un posto di lavoro. Ho rinunciato a tutto lo stipendio di marzo ed al 50% delle retribuzioni delle prossime due mensilità. Per me è più facile, non ho figli ma non è questo il punto; in tali occasioni capisci il reale valore delle cose e attribuisci delle priorità differenti: pagare l’affitto, le bollette e avere da mangiare, assicurarsi che la famiglia stia bene, sono in cima alla scala. E proprio le persone con cui lavoro rappresentano la mia seconda famiglia. Non sono certo l’unica, altri colleghi hanno preso la stessa decisione, ognuno ha fatto la sua parte dando quel che poteva, nessuno si è tirato indietro. L’Italia può contare su persone dal cuore immenso, sono sicura che non siamo gli unici ad aver fornito il nostro contributo e spero che il nostro possa essere un esempio per tutti i lavoratori che in questo momento versano, insieme alle proprie aziende, in un momento di forte difficoltà. Il nostro contributo non cambia le sorti economiche dell’azienda ma è utile a dare un po’ di sollievo e far percepire la nostra vicinanza, in cima alla mia personalissima scala di valori”.

E tu, Marta, che cosa ci racconti?

“Il Covid-19 ha stravolto i piani di tutti! È arrivato all’improvviso in Italia seminando paure e preoccupazioni, obbligando le persone a rimanere a casa per non essere contagiate. Parecchie aziende hanno avuto un arresto forzato e quelle che hanno potuto continuare a svolgere la propria attività hanno comunque visto i propri incassi ridursi drasticamente, fin quasi ad annullarsi del tutto. Non aveva più senso continuare a lavorare. In attesa che lo Stato intervenisse a supporto e sostegno delle aziende in difficoltà, vedendo la preoccupazione palesarsi sui volti dei miei datori di lavoro che per anni ci hanno assicurato stabilità economica e morale, abbiamo deciso di comune accordo tra noi dipendenti di fare un gesto simbolico ma che potesse servire in minima parte a fronteggiare questa dura crisi. Devolvere le mance accantonate nei diversi punti vendita, di norma utilizzati per una cena aziendale, a Renato e Samantha era il minimo che potessimo fare! È arrivato il nostro momento, il momento di mostrarci come gruppo unito, una vera famiglia pronta ad aiutare i suoi membri in difficoltà in tempi difficili come questo. Il virus così ci fa meno paura, l’essere uniti e compatti ci permetterà di superare le difficoltà e poter gridare che alla fine #andràtuttobene”.

Renato e Samantha, i titolati dell’azienda, proprio come in una famiglia hanno deciso di devolvere la quota in favore dei dipendenti che più ne avessero bisogno.

Francesca e Marta sono due grandi esempi di solidarietà, la dimostrazione di come nel cuore degli italiani pulsi fortemente il senso di responsabilità sociale. Sono gesti “eroici”, realizzati da quella parte debole di un sistema economico in grande difficoltà, che rendono a pieno il senso del nostro tessuto morale. A loro e ai colleghi il nostro plauso.


L'appello dei Fratelli Cerea per l'Ospedale da Campo di Bergamo

L’Ospedale da Campo di Bergamo sta per essere messo in funzione e il Gruppo Da Vittorio Vicook si è messo a disposizione per preparare ogni giorno tutti i pasti per i pazienti e i lavoratori della struttura. Ma servono aiuti per fare arrivare in loco tutti gli ingredienti necessari. Per questo gli Ambasciatori del Gusto Chicco e Bobo Cerea hanno lanciato un appello, invitando chi può a partecipare alla colletta alimentare.

Tutte le informazioni sull’appello e su come partecipare nel Comunicato Stampa ufficiale.


Coronavirus, le parole di Cesare Battisti: il Governo batta un colpo!

di Federica Gatto

In questo periodo di allarmismo generale, l’impianto produttivo italiano si ammala ulteriormente, perde energia e purtroppo le proiezioni future non sono delle più rosee. Secondo una ricerca*, se l’emergenza non dovesse rientrare nel breve periodo, in Italia ci sarà un’azienda su 10 a rischio fallimento. La flessione per l’intera economia è stata valutata tra un -1% a un -3%. La stima considera l’impatto della diffusione del virus nel sistema economico delle diverse Regioni italiane e nei loro diversi comparti economici, con effetti immediati e di più lunga durata. A pesare ancora di più su queste proiezioni è il fatto che Lombardia e Veneto (le due Regioni dove maggiori sono stati i casi di contagio e dove sono state prese le più drastiche le misure di contenimento) contano da sole per il 31% del PIL italiano. 

In una situazione così allarmante, il settore della ristorazione e dell’accoglienza è quello tra i più colpiti dalla paura del contagio, con naturali conseguenze professionali ed economiche negative. 

Abbiamo chiesto il parere di Cesare Battisti, Segretario Generale dell’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto e ristoratore meneghino.

* Agenzia di rating Cerved Rating Agency, nello studio Impact of the Coronavirus on the italian non-financial corporates.

Pensi che l’allarme Coronavirus sia stato gestito nel modo giusto?

Il dilagare dell’infezione da Coronavirus è stato a mio avviso gestito, sino ad oggi, in modo serio e opportuno da un punto di vista medico ma esasperato e strumentalizzato, al limite dello sciacallaggio, da alcuni quotidiani e media, creando allarmismo ingiustificato, incontrollato, trasformatosi ora in fobia. Tra l’altro, la gestione “federalista” delle Regioni ha portato a misure preventive, sanitarie e non, talmente differenti sul territorio (tra cui chiusure di esercizi pubblici non coerenti – ad es. a Milano di Cinema e Teatri, ma non dei Centri commerciali) – creando grande caos e ghettizzazione. Si pensi alle ordinanze di alcuni sindaci che vietano l’ingresso non solo ai residenti delle zone rosse ma anche a tutti i residenti delle Regioni interessate in questi giorni (Lombardia, Veneto) e obbligano i loro concittadini ad una quarantena obbligatoria nel caso abbiamo messo piede in tali territori. Insostenibile.

Cosa avrebbero potuto fare le Istituzioni per evitare il collasso di tutto l’indotto economico?

La politica superficiale e gridata in modo sguaiato non porta mai a soluzioni. I tempi in cui era garbata e seria sono finiti, per cui queste sono le conseguenze.Basta guardare come stanno reagendo il Nord Europa e la Gran Bretagna dove l’emergenza c’è ma regna la compostezza e in questo modo non si hanno schegge impazzite, sia nel mondo economico che in quello mediatico. Manca un coordinamento generale che venga dall’alto, dalle Istituzioni Centrali, dal Governo che sembra subire piuttosto che dirigere le operazioni.

La ristorazione è uno dei settori più colpiti… verità o frutto dell’allarmismo mediatico?

Assolutamente lo è. L’Italia conta 330.000 attività ristorative che generano più di 1 miliardo di entrate di tasse statali. Mettendo in ginocchio, com’è stato fatto, turismo, arte ed enogastronomia, mettiamo in ginocchio l’intera Italia.

Quali sono le conseguenze economiche che si registrano nell’attività in soli quindici giorni di emergenza?

A Milano c’è un calo del lavoro generalizzato dell’80-90% circa, non solo nella ristorazione ma in tutto il comparto dell’accoglienza e dell’ospitalità. Si può già parlare di una crisi che non passerà in fretta e da cui faremo fatica ad uscire, complice l’immagine che abbiamo dato nel Mondo. All’estero siamo percepiti come un popolo di appestati, da cui bisogna stare alla larga.

Quali potrebbero essere misure immediate da intraprendere per ricostruire il rilancio di tutto il settore ristorativo?

Come Associazione abbiamo dato voce alle necessità del comparto, servono misure immediate ed eccezionali che possono andare da una defiscalizzazione degli oneri statali a un accesso immediato a un credito senza interessi, per poter far fronte alle esigenze del momento e non portare al collasso tutto il comparto. La situazione che stiamo vivendo non è da sottovalutare. La ristorazione, in Veneto e Lombardia, ma dalle ultime notizie anche in altre Regioni, rischia seriamente un default. Noi Ambasciatori del Gusto siamo stati i primi a portare l’attenzione su questo problema, con richieste specifiche e concrete che sono già nelle mani dei Ministri competenti, dei Presidenti di Regione oltre che del Presidente del Consiglio. Al nostro appello hanno poi aderito altre due autorevoli Associazioni come  JRE e CHIC: ciò dimostra che fare rete e agire insieme si può e si deve, specialmente quando si tratta di temi trasversali a favore del comparto e del Paese.

Per troppi giorni è mancata una corretta comunicazione sulla reale portata dell’infezione e sui rischi effettivi di contagio…potrebbe essere questa una delle cause che hanno accresciuto il panico nel consumatore?

Ne siamo convinti, per questo ci appelliamo ancora una volta al Sindaco di Milano e al Governatore della Regione Lombardia di farsi rappresentanti della reale emergenza e concretizzare soluzioni che consentano un futuro di ripresa in tempi brevi.

Le prossime mosse?

Siamo fiduciosi ma non aspettiamo la politica, ci rimbocchiamo le maniche e lottiamo. In queste ore stiamo organizzando diversi incontri con altre Associazioni ed altre realtà aggregative per creare una comunicazione autonoma e veicolare con più forza messaggi propositivi. Grazie al nostro operato ed alla nostra rete, ieri abbiamo incontrato il Ministro dell’Ambiente, oggi una delegazione di Regioni incontrerà il Presidente del Consiglio per chiedere misure urgenti e concrete, frutto delle nostre richieste.

Fino ad oggi siamo stati trascurati dal Governo e dal legislatore, non possiamo essere considerati e citati come settore trainante e fiore all’occhiello del Paese solo quando le cose vanno bene. Ci aspettiamo che nelle prossime misure ci siano strumenti per sostenere questo settore  e questo deve avvenire nel giro di pochissimi giorni.

Nello specifico chiediamo l’estensione del Fondo di Integrazioni Salariali al nostro settore, un accesso al credito diretto, urgente e a tasso zero, la sospensione dell’obbligo su adempimenti fiscali come ad esempio gli F24 per almeno 6 mesi, da spalmare sulle prossime annualità.

Non lasceremo intentata nessuna strada, busseremo a tutte le porte e i portoni e ci impegneremo al massimo, c’è un bene troppo grande in gioco, che va anche oltre le nostre imprese, si tratta della nostra storia, della nostra identità, del nostro orgoglio.