Avrebbe potuto scegliere di fare il suo primo intervento pubblico da “past president” affrontando qualunque argomento. Anche se non possiamo darlo per certo, è facile immaginare che a Barack Obama non siano certo mancate le occasioni per discettare, per esempio, di economia o giustizia. Invece no. Dopo aver occupato per otto anni lo Studio Ovale della Casa Bianca, Obama è tornato sulla scena pubblica intervenendo, in Italia, a “Seeds & Chips”, summit internazionale sulla food innovation, sui temi dell’alimentazione, della sicurezza e sulla sostenibilità di ciò che mangiamo e dei cambiamenti climatici. Che non è un controsenso, né un indizio di superficialità, ma di lungimiranza perché il cibo – più di ogni altra cosa – riguarda ogni singolo essere vivente.

Nelle due ore di intervento-intervista condotta da Sam Kass, lo chef-consigliere nel corso della presidenza obamiana artefice della rivoluzione salutista alla Casa Bianca (e non solo) sfociata nella campagna contro l’obesità “Let’s Move”, l’ex presidente ha messo il dito su una questione che non risparmia alcuno.

«Creare una cultura del cibo che sia più sostenibile e sano», è l’appello di Obama. Un modo per alimentare un circolo virtuoso: una nazione che si alimenta in maniera sana «riduce i propri costi sanitari». Una lotta che attraverso l’alimentazione sana comincia dalla riduzione del tasso di obesità dei bambini che, non paradossalmente, anche in Italia è in aumento tra i più poveri che sono obbligati a nutrirsi con cibi a basso costo.

«Nessuna popolazione è destinata alla fame o all’aumento delle temperature – ha detto Obama -. Sono problemi creati dall’uomo che si possono risolvere». Come? «Attraverso la sicurezza alimentare, impegnandosi contro i cambiamenti climatici e lo spreco alimentare, che è la chiave per sfamare il pianeta – ha spiegato -. Un dovere che ciascuno deve sentire in nome dei propri figli. Non bisogna mai dire che è troppo tardi, ma quando si parla di cambiamenti climatici ci siamo vicini – ha concluso -. Possiamo lasciare un mondo degno dei nostri bambini con meno conflitti e più cooperazione».

Obama, pur affermando di non essere vegetariano, ha parlato della necessità di ridurre il consumo di carne e di informarsi sulla sostenibilità ambientale degli allevamenti, ha ribadito che l’alimentazione è «un fatto privato» e che nessuno può dire agli altri come deve nutrirsi e, quindi, è una questione di educazione e giusta comunicazione. Un impegno al quale tutti – agricoltori, chef, produttori – devono cercare di contribuire.