Martedì sera abbiamo dovuto dire addio al più grande chef Italiano: Gualtiero Marchesi, spentosi nella sua casa di Milano all’età di 87 anni, lui nato nel capoluogo lombardo il 19 marzo 1930 da una famiglia di albergatori e ristoratori pavesi di San Zenone al Po.
Si è scritto, si scrive e si scriverà tanto di lui, si parlerà della sua arte e della differenza che ha fatto per la cucina Italiana. Mille opinioni diverse come capita puntualmente davanti a personaggio di una cifra fuori dal comune.
Noi Ambasciatori vogliamo ricordarlo come il padre della Cucina Italiana, come l’avanguardista dell’arte del cucinare, come il fondatore di ALMA, la Scuola Internazionale di Cucina Italiana con sede a Colorno in provincia di Parma, una persona giustamente convinta che lo studio vada di pari passo con l’arte del cucinare. Ricordarlo come colui che ha fuso, più e prima di chiunque altro, la cucina all’arte e alla cultura. Lo ricordiamo adesso come lo ricorderemo in futuro perché è grazie a lui se la cucina italiana oggi occupa di diritto un posto nel panorama mondiale delle cucine più qualificate e alte.
La sua formazione professionale inizia nel 1948 al Kulm di St. Moritz e alla scuola alberghiera di Lucerna in Svizzera dove rimarrà fino al 1950. Tornato in Italia, lavora all’albergo Mercato di proprietà dei genitori al 24 di via Bezzecca dove era nato vent’anni prima e dove propone una cucina d’avanguardia che attinge ai testi classici. Perfeziona le sue tecniche culinarie in alcuni dei migliori ristoranti francesi quali il Pavillon Ledoyen a Parigi, Le Chapeau Rouge a Digione e, in particolare, il ristorante dei fratelli Troisgros a Roanne.
Quando ritiene di avere compreso il messaggio della grandeur francese e la forza della Nouvelle Cuisine è l’anno 1977. Il dado è tratto, rientra in Italia e inaugura a Milano il suo ristorante in via Bonvesin de la Riva riscuotendo un immediato successo: subito una stella della guida Michelin e a stretto giro di posta la seconda nel ‘78. Per la terza dovrà attendere altri otto anni, l’edizione 1986. Traguardo storico perché nessun’altra insegna italiana aveva convinto a tal punto i francesi da strappare loro il massimo dei voti.
È tra i membri fondatori dell’Euro-Toques International, la Comunità Europea dei cuochi, fondata sotto il patrocinio della CEE. Nel 1986 viene insignito Cavaliere della Repubblica e nello stesso anno gli viene consegnato dal Comune di Milano l’Ambrogino d’Oro, bissato nel 2010 con la Medaglia d’oro. Nel 1990 viene fregiato dell’onorificenza di Chevalier dans l’ordre des Arts et des Lettres. Seguono, tra gli altri, la nomina a Commendatore (1991), la consegna del Sigillo Longobardo d’Oro (1999), il Premio Paul Harris dal Rotary (2000 e 2007), il Grand Prix Mémoire et Gratitude (2002), il Grembiule d’oro (2009), il premio le Grandi Guglie (2012), il Premio Nonino (2013).
Nel 2004 apre i battenti ALMA, Scuola Internazionale di Cucina Italiana e nel 2008 ha il Ristorante Teatro alla Scala Il Marchesino. Nel giugno dello stesso anno il suo gesto più clamoroso. Rinunciò pubblicamente alle stelle della guida Michelin: «Lo feci per mettere in guardia i giovani, affinché capiscano che la passione per la cucina non può essere subordinata ai voti».
In occasione del suo ottantesimo compleanno crea la Fondazione Gualtiero Marchesi e nel 2014 inaugura l’Accademia Gualtiero Marchesi. L’Università degli studi Parma gli ha conferito la laurea Honoris Causa in Scienze Gastronomiche (2012). Per il suo ottantacinquesimo compleanno il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia gli ha consegnato il Sigillo della città. Nel 2015 apre il Ristorante Marchesi all’interno del suo Marchesino in piazza della Scala a Milano. E l’insegna vivrà dopo di lui. Il contratto con la Marchesi srl è stato infatti rinnovato per dieci anni l’indomani la sua scomparsa. E’ stata una coincidenza davvero bella.