Tema fondamentale in un mondo della ristorazione in continua evoluzione è la formazione. Cuochi, personale di sala, maître, sommelier sono il risultato della loro formazione. Per questo gli Ambasciatori del Gusto metteranno al centro della seconda tavola rotonda del convegno “Italia-Mondo Andata e ritorno” organizzato all’Antonello Colonna Open il 2 ottobre in occasione del primo compleanno dell’Associazione proprio «L’importanza della formazione». A dibatterne saranno lo storico della gastronomia italiana, nonché professore universitario Alberto Capatti, l’Ambasciatore del Gusto Niko Romito e la presidente della Rete Nazionale Istituti Alberghieri Anna Maria Zilli.

«Formare è un verbo e pertanto implica un’azione che è il contributo e lo stimolo alla crescita della persona sia dal punto di vista umano che professionale. La formazione fa parte della nostra vita, della nostra filosofia di pensiero e poiché tende al miglioramento c’è bisogno di risorse affinché questo passaggio di conoscenze avvenga nei modi e nei tempi adeguati. Le scuole questo lo sanno bene e gli istituti alberghieri hanno radicato il senso profondo di questo percorso come cammino di accompagnamento per la formazione della mente insieme a quella della mano e del cuore», spiega proprio la professoressa Zilli che è alla presidenza di Re.Na.I.A, una realtà consolidata e ben radicata in tutti i territori che coinvolge scuole storiche e famose, altre neonate e poco conosciute, in realtà piccole e grandi, di regioni vicine e lontane unite, però, dalle stesse finalità, «favorire nei giovani percorsi di formazione e istruzione per un futuro di crescita e successo professionale».

«Sappiamo – continua – che in ognuno di noi vi sono competenze diverse e che tutte vadano sviluppate per raggiungere livelli positivi. Nello stesso tempo ognuno di noi è unico e in questo cammino elabora in modo personale le capacità raggiungendo con impegno e determinazione anche livelli di eccellenza. La diversità arricchisce e noi degli Istituti alberghieri lo sappiamo bene. E sappiamo anche che la passione ci porta lontano. Chi sceglie questo settore ha sviluppato una sensibilità particolare: in realtà opera per il benessere degli altri e ne è felice, fa sì che dai semi nascano “frutti”, dalla farina il pane, cibo per l’altro prima che per sé. Lo stare insieme e il fare squadra si sperimenta e si vive nei nostri laboratori e nelle nostre scuole dove esiste la “brigata” ed ognuno sa che il risultato finale dipende da ogni componente ed è il frutto del contributo di tutti: questo è un aspetto formativo importantissimo. Le nostre lezioni sono lezioni di vita oltre che di scuola e i momenti della classe tradizionale grazie ai laboratori e alle esperienze di settore la trasformano in un gruppo».

«E’ evidente che non possiamo non occuparci in primis della formazione per gli studenti ma anche per i docenti, per i direttori dei servizi amministrativi, per i dirigenti stessi perché è preziosa per tutti e se ben attuata è un volano per i professionisti del nostro settore e per le nostre scuole. Dopo Expo abbiamo poi maturato la coscienza del valore delle nostre bontà, delle nostre tradizioni, dello stile e di un gusto che è solo Made in Italy e ne andiamo fieri – sottolinea la presidente -. Il mio pensiero va allora, in questa occasione, ad Amatrice alle profonde ferite che la natura ha inferto a quella terra e a quella gente ma penso soprattutto ai ragazzi che ora non hanno una scuola dove imparare e sperimentare tutto questo, dove sia possibile mantenere e tramandare quel sapere sui prodotti del territorio, quegli aromi e quei sapori che provengono dalla genuinità custoditi in ricette antiche, amate e richieste da uomini che ancora oggi ne sentono il bisogno. Una tradizione che va preservata e custodita gelosamente perché è parte della nostra identità e costituisce un tesoro che il mondo ci riconosce. L’Amatriciana deve rimanere ancorata a quel territorio perché è il frutto di quel luogo, di quel clima di quella tradizione, delle mani sapienti di quegli uomini, non facciamo sì che venga “clonata” perché allora perderebbe valore e con lei andrebbe disperso anche il nostro sapere».

Mariella Caruso