Si può (e si deve) fare politica attraverso le scelte alimentari. È questo il messaggio lanciato dall’edizione 2018 di Terra Madre Salone del Gusto, appena chiusa a Torino dal presidente di Slow Food, Carlo Petrini, nonché presidente onorario dell’Associazione italiana Ambasciatori del Gusto. Cambiamenti climatici, consumo di suolo, lotta allo spreco alimentare, benessere animale negli allevamenti, prevenzione delle malattie e dell’antibiotico-resistenza e promozione di alternative all’uso dei pesticidi sono soltanto alcuni degli argomenti discussi nella cinque giorni sabauda che, nel corso dei 22 anni di vita, si è trasformata da vetrina delle eccellenze italiana e movimento per la salvaguardia di razze, coltivazioni e lavorazioni artigianali che rischiavano di scomparire in un evento globale in cui gli argomenti di discussione vanno ben al di là dei piaceri del palato.

Lo slogan #foodforchange è stato il fil-rouge lungo il quale sono stati organizzati tutti gli interventi tesi a far crescere la consapevolezza dell’importanze delle scelte alimentari sul benessere del pianeta.

I dati parlano chiaro: la produzione mondiale di cibo è responsabile del 21% delle emissioni di gas serra; dei 62,5 miliardi di euro di fondi europei e italiani destinati all’agricoltura, solo 1,8 miliardi sono destinati all’agricoltura biologica mentre tutto il resto è destinato all’agricoltura convenzionale. E, probabilmente, siamo vicini all’ultima chiamata. «Se continueremo a non fare nulla nel 2100 la Pianura Padana sarà arida come il Pakistan», ha spiegato il meteorologo Luca Mercalli.

«Chiedo alla politica del mondo di fermarsi: stiamo andando verso un punto di non ritorno e il baratro. Se non facciamo qualcosa, saremo tutti responsabili di un’enorme ingiustizia ai danni dei nostri figli e nipoti. L’economia del futuro deve rispettare l’ambiente e per questo è tempo di una mobilitazione che deve partire dal basso e coinvolgere tutta la società civile», ha tuonato Petrini ammonendo sui pericoli del futuro la platea durante la cerimonia di chiusura. «Spesso sono le popolazioni più povere a pagare il dazio più pesante del cambiamento climatico, ricevendo in cambio desertificazione e povertà. È giunta l’ora di cambiare il passo, di dare il via a una mobilitazione dal basso che diventi elemento attivo e sia recepita dalla politica e dalla società civile – ha continuato -. Dobbiamo partire dalle scelte quotidiane, che se realizzate da una moltitudine di persone in ogni angolo del mondo, si trasformano nel vero cambiamento».

Di scelte quotidiane, che anche i cuochi devono fare, ha parlato a Terra Madre Salone del Gusto anche l’Ambasciatore del Gusto Moreno Cedroni che è stato impegnato in uno show cooking organizzato in partnership con Ricrea, il Consorzio Nazionale per il Recupero e il Riciclo degli Imballaggi in Acciaio. «Alimentarsi non significa solo saziarsi, alimentarsi significa anche nutrirsi di qualcosa che è energia, motore per il corpo e per l’anima – ha detto lo chef senigalliese -. Scegliere cosa mangiare è un atto d’amore verso se stessi e verso l’ambiente, per questo chi può decidere cosa acquistare non dovrebbe fare scelte casuali».

Scelte che solo apparentemente sono irrilevanti. «Anche le piccole scelte se adottate da una moltitudine diventano grandi scelte politiche – ha concluso Petrini -. Serve una mobilitazione che parta dal basso perché la nostra vita quotidiana e le nostre scelte individuali possono cambiare il modo di intendere il cibo che oggi è visto solo come un comparto economico e condizionare politica e produzione».

Mariella Caruso