Nasce da uve glera coltivate sulle colline tra Conegliano e Valdobbiadene e rappresenta l’eccellenza qualitativa della produzione del Prosecco. Parliamo del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg che, ottenuto il riconoscimento della Denominazione di origine controllata nel 1969 come Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Doc e poi la Denominazione di origine controllata e garantita nel 2009, ha appena compiuto il cinquantennale. «Il Consorzio fa riferimento alla produzione di un territorio di soli 15 Comuni nei quali è nato il successo del Prosecco che si trova a 50 chilometri da Venezia e a 50 dalle Dolomiti», spiega il presidente dello stesso Innocente Nardi.
Quali sono le caratteristiche di quest’area?
«Si tratta di un’area collinare con un microclima particolare, sia per lo scambio termico giorno-notte sia per la piovosità che raggiunge i 1200 mm all’anno, sia per il terreno calcareo che mantiene l’umidità. Queste caratteristiche permettono di produrre l’uva glera per il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore che rappresenta l’apice della piramide di tutta la produzione di Prosecco».
Oltre allo specifico territorio, quali sono le altre caratteristiche richieste dal Disciplinare?
«Le viti devono essere piantate in terreni esposti al sole, sulle cordonate est-ovest; non è ammessa la produzione con uve da fondovalle né in aree di ristagno idrico. Inoltre il quantitativo di produzione non può superare i 135 quintali per ettaro e per la categoria “Rive”, le cui aree di produzione sono in forte pendenza, c’è l’obbligo della vendemmia manuale».
Come fa il consumatore a riconoscere il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg?
«Innanzitutto dall’etichetta. Il primo requisito è che il nome Conegliano Valdobbiadene deve precedere Prosecco Superiore, il secondo è che deve essere Docg e non solo Doc e il terzo riguarda il sigillo di Stato che è una fascetta di colore marrone che deve riportare il numero della bottiglia, il logo e il nome della denominazione».
Nei quindici Comuni quante sono le aziende consorziate?
«3.300 viticoltori che testimoniano la grande artigianalità della coltivazione dell’uva glera e 185 aziende imbottigliatrici che, poi, immettono sul mercato il prodotto finito che può essere venduto esclusivamente in bottiglia. In alcuni casi i viticoltori imbottigliano direttamente il loro Prosecco Superiore Docg, in altri conferiscono il vino base alle aziende imbottigliatrici che possono spumantizzare soltanto in provincia di Treviso. Solo due aziende sono autorizzate dal Consorzio a farlo in provincia di Venezia perché nel 1969, quando fu introdotta la Doc del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, dimostrarono di essere perfettamente in regola con il disciplinare, eccezion fatta per la sede dell’ultima lavorazione».
Oltre alla certificazione e al rilascio delle fascette quali sono le altre attività del Consorzio?
«C’è l’attività di vigilanza per evitare l’uso improprio della certificazione; in caso di violazioni le segnaliamo all’autorità competente. È importante anche l’attività di formazione dei viticoltori che in questo momento si sta concentrando sulla sostenibilità e sull’applicazione delle moderne tecniche agronomiche a basso impatto aziendale. A questa si aggiunge l’attività di promozione della Docg sul mercato italiano e sui principali mercati esteri attraverso la formazione dei cosiddetti operatori o descrittori con l’organizzazione di Masterclass».
Per queste attività utilizzate fondi europei?
«Utilizziamo dei fondi Ocm vino per paesi terzi per promuovere la Docg nei Stati che non fanno parte dell’Unione Europea, al momento siamo concentrati sulla Svizzera che è il terzo paese per esportazioni (i primi sono Germania e Regno Unito), su Usa, Canada, Giappone e Cina attraverso Hong Kong».
Qual è la percentuale di esportazione del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg?
«Circa il 42% della nostra produzione che, tradotto in bottiglie, sono quasi 40 milioni».
Come si percepisce la differenza tra il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg e l’altro Prosecco?
«La si può capire soltanto se si conosce il territorio di produzione e se si è operatori professionisti. Detto questo la produzione è limitata, per intenderci su 100 bottiglie di Prosecco sul mercato solo 16 sono di Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg».
Viste le piccole dimensioni del territorio nei 15 Comuni dell’area di produzione, qual è attualmente il vostro obiettivo?
«Il nostro è un territorio maturo perché il successo del Prosecco ha fatto sì che questa piccola zona storica sia già interamente coltivata. La nostra mission, quindi, non è lavorare sull’aumento dei volumi ma quella di lavorare sulla percezione del valore del nostro prodotto».
Mariella Caruso