AMBASCIATORE

Massimo Tremea nasce a Lentiai, un paesino della Valbelluna ai piedi di malga Garda e delle Dolomiti Bellunesi. La tradizione contadina in famiglia è radicata da generazioni; il nonno Celeste fu infatti il primo a fare dell’agricoltura un lavoro, pur in possesso soltanto di qualche vacca da latte, un orto, delle galline e alcuni frutteti.
La gestione della malga Garda, invece, è affidata alla sorella maggiore Daniela.
Sin dalla più tenera età, Massimo l’affianca nella mungitura e segue l’intero processo caseario per la produzione di latte, burro, formaggi e ricotte.
Forse è proprio da qui che nasce l’amore e la passione per le radici della cultura contadina bellunese.
Nell’intento di approfondire la conoscenza culinaria si iscrive all’ Istituto Alberghiero di Falcade, l’unico con annesso il convitto.
Massimo – “notato” da un docente dell’Istituto – viene invitato a fare la sua prima esperienza professionale presso l’hotel dove lavorava l’insegnante, l’hotel Tirol in Val Badia.
Sceglie successivamente di concentrarsi sulla cucina, lavorando fianco a fianco con il Maestro Gigetto presso il ristorante “Da Gigetto” a Valdobbiadene (TV). Grazie a questo passaggio, dall’hotel al ristorante, che Massimo prende consapevolezza dell’importanza del rispetto delle materie prime, imparando – tra l’altro – come lo “scarto” non sia inferiore alla parte più nobile dell’alimento, bensì meramente l’altra faccia della stessa medaglia.
L’anno successivo procede la sua formazione professionale da Marchesi.
Arriva poi uno degli incontri più importanti della sua vita: quello con il maestro Corrado Fasolato, all’epoca chef presso il ristorante “La Siriola”, in Val Badia, già insignito con una stella Michelin.
Dopo due anni al suo fianco, Massimo ha l’onore di diventare il suo secondo.
La simbiosi con Fasolato è così stretta e produttiva che Massimo lo segue dalla Valbadia a Venezia, quando il primo inizia a lavorare presso l’hotel Metropol il quale, grazie all’operato del maestro affiancato da Massimo, riceve in tempi record la prima stella Micheli e da lì a breve anche la seconda.
Nel lungo periodo trascorso nel veneziano, Massimo ha l’occasione di lavorare con le materie prime più pregiate, provenienti da tutte le parti del mondo: dal pescato fresco della laguna, alle Castraure di San Erasmo fino alla vaniglia Bourbon del Madagascar.
Massimo raccoglie a piene mani quanto ha da offrirgli l’esperienza a fianco del Maestro.
Tuttavia, inizia ben presto a sentire una sorta di nostalgia per le radici, per la sua terra ed i suoi prodotti, per le tradizioni culinarie – e non solo – in cui è cresciuto.
Matura così la decisione di tornare alle origini. Proprio lì dove tutto è iniziato, nell’agriturismo di famiglia, il Bon Tajer, con la sua piccola azienda agricola annessa.
Inizia il percorso di riavvicinamento con la terra natale, che si concretizza sempre più nella decisone di dar voce e valore anche alle più piccole cose, come una semplice erba spontanea raccolta nel prato dietro casa. Comincia a pensare alla cucina in modo diverso: l’arte culinaria come creatività a servizio delle materie prime, e non il contrario.
Sulla base di tale presupposto filosofico fondato sul ritorno alla Natura in tutte le sue declinazioni, Massimo elabora dei menu attraverso i quali racconta le tradizioni antiche – e spesso dimenticate – della raccolta delle erbe alle radici, con un costante occhio di riguardo all’alternarsi delle stagioni e alla diversità dei prodotti che la terra offre nel loro susseguirsi.
Massimo oggi propone una cucina che nasce dall’ascolto della Natura e che si basa sull’ispirazione che essa stessa offre a chi ne coglie il dono.