AMBASCIATORE

Classe 1967, sommelier, è proprietaria con il fratello Alfonso del ristorante con camere Taverna del Capitano (il capitano in questione è Salvatore, il padre), che vanta una stella Michelin a Massa Lubrense (Na). Ha due figli, Fabrizio e Federica. Così racconta la sua storia: «A volte, pensando al passato, credo di essere nata con la divisa di servizio e un calice di vino in mano! Il destino sembrava portami altrove: le mie doti artistiche e l’amore per il pianoforte… La voglia di viaggiare e conoscere mi spinsero a frequentare il Conservatorio di S. Pietro a Maiella e a iscrivermi a Economia e Commercio. Fuggivo da Nerano, piccolo borgo di provincia, realtà troppo piccola per le mie aspirazioni di adolescente. Papà Salvatore è riuscito a trasformare la mia gabbia in un grande sogno. A far diventare una taverna uno dei più importanti ristoranti del Sud Italia, in cui tutta la famiglia può esprimere il suo talento e portare un contributo nell’obiettivo comune di soddisfare i nostri clienti. E poi devo parlare di mamma Grazia, grande cuoca di cucina tradizionale. E di mio fratello Alfonso, desideroso di imparare dai grandi maestri della cucina mondiale, come Georges Blanc, Gualtiero Marchesi, Antonio Sciullo e tanti altri. Fino a far salire a bordo del nostro sogno mio marito Claudio, travolto dalla passione della famiglia per la ristorazione e l’ospitalità. Insomma, non potevo viaggiare fisicamente: ma i clienti, la conoscenza dei prodotti e l’entusiasmo dei protagonisti erano il mio mezzo per girare il mondo».

Da giovanissima ha sempre seguito i suoi, soprattutto in Italia e in Francia, per conoscere vini, cibi e prodotti. La curiosità l’ha portata a frequentare la scuola di pasticceria Etoile di Rossano Boscolo; a lavorare nelle sale dei più famosi ristoranti dell’epoca. I frutti sono arrivati. È stata prima sommelier della Campania e finalista primo sommelier d’Italia nel 1994, poi componente del panel al Premio Nazionale Ercole Olivario in qualità di mastro oleario. «Ho scoperto alfine che anche le donne – sì, le donne! – potevano diventare maître». I premi successivi hanno ratificato tale realtà.