Enrico e Roberto Cerea
Da Vittorio
Scrive Barbara Giglioli: “Se si chiede a Bruna Cerea cosa ricorda del 6 aprile 1966, lei risponde con fermezza: «La felicità». Quel giorno lei e Vittorio aprirono il loro ristorante nel centro storico di Bergamo che, spostatosi alla Cantalupa nel 2005, vanta oggi 3 stelle Michelin. A portare avanti il brillante lavoro del padre, in cucina ci sono Chicco e Bobo che deliziano gli ospiti con i loro piatti curati e studiati, ma mai osati”.
Incipit perfetto per introdurre il profilo del buon Chicco, ossia Enrico, fratello maggiore dei cinque che mamma Bruna ha dato alla luce. Insomma, la persona cui spetta anche il compito di serrare le fila, tenere compatto un clan familiare unico in Italia che ha dato vita a una fuoriserie da 340 dipendenti tra Brusaporto e catering vari. «Lavoro tanto, tantissimo. Mi sveglio alle 8,15 e vado a dormire alle 2. Praticamente non mi fermo mai: sarà che sono bergamasco, sarà che è una caratteristica dei Cerea. Ma non mi pesa, se qui il clima è sereno, se non c’è tensione» alla Cantalupa, luogo fisico, ma anche dell’anima: simbolo stesso di quell’unione familiare che è il lascito definitivo di Vittorio, e che Enrico custodisce con attenzione insieme al fratello Roberto.
L’arrivo nel 2010 della terza stella, dopo prima (1970) e seconda (1996), è stato conseguente a questa unione straordinaria di intelligenza e dedizione, affinate in tanti stage nei migliori ristoranti del mondo, senza però perdere l’impronta iniziale: «Ho lavorato per tre mesi a El Bulli con Ferran Adrià – prosegue Enrico – quando ancora non era così celebre. Conosciamo tutte le tecniche, ma che senso avrebbe proporre il molecolare? Preferiamo una cucina concreta, anche se siamo aperti a ogni critica. Oggi noi prendiamo la materia prima migliore che sia disponibile e poi la accostiamo magari a un sapore inconsueto, in modo da ricavarne un’elaborazione in chiave moderna. Ma non perdiamo mai di vista la soddisfazione del cliente: abbiamo 100 coperti, non 20. Credo che la cucina del Da Vittorio sia gustosa, equilibrata, vera, sincera, concreta. Mi fa piacere avere clienti che fanno viaggi in tutto il mondo, ma a un certo punto non vedono l’ora di tornare per venire a mangiare da noi: “Ero in Giappone, ho sognato i tuoi scampi”».