Roma, 3 Ottobre – Si è tenuto ieri a Roma il primo convegno nazionale dell’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto, presso la sala convegni dell’Antonello Colonna Open, al Palazzo delle Esposizioni.

“Italia-Mondo, Andata e ritorno” è il tema scelto dagli Ambasciatori del Gusto per il primo convegno nazionale. A un anno dalla nascita dell’Associazione, all’Open Colonna di Roma, si è discusso di fiscalità, formazione, valore del Made in Italy e della sfida che il cibo italiano dovrà affrontare nel 2018. «Si tratta di temi importanti che per passare dalla fase della progettualità a quella della “realtà” hanno bisogno dell’appoggio e del supporto di tutti gli Ambasciatori del Gusto. Occorre lavorare uniti per lo sviluppo del sistema Italia per diventare un polo di aggregazione permanente di tutte le realtà», ha detto aprendo i lavori del convegno Cristina Bowerman, la presidente dell’Associazione Ambasciatori del Gusto.

Carlo Cracco, consigliere dell’Associazione, ha puntato l’attenzione sull’importanza della formazione, presentando il modello studiato per il Centro di Formazione professionale di Amatrice, che prevede 5 moduli di eccellenza tenuti da Renato Bosco, i fratelli Serva, Marco Stabile, Mariella Caputo e Marco Reitano. Un progetto che ha l’ambizione di andare oltre. «La nostra intenzione di Ambasciatori è andare nelle scuole, magari abbracciando l’istituto alberghiero territorialmente più vicino a ognuno di noi, per portare lo stesso modulo studiato per Amatrice e far capire quanto sia importante la formazione che non bisogna dimenticare viene prima dell’esperienza che si fa sul campo: la formazione, infatti, attiene a gesti precisi che devono essere patrimonio di chi vuole fare questo mestiere».

L’economista Severino Salvemini è intervenuto al convegno ponendo un quesito a tutti gli chef presenti “Quali sono le sfide per passare dalle stelle al firmamento?” convinto che si possa, volendo, «coniugare l’alta artigianalità con l’“industrializzazione” a dispetto del continuo osannare il concetto di “piccolo e bello”. Anche nel campo della ristorazione ci si deve presentare come azienda e non come persona fisica e pensare alla successione perché l’azienda deve essere vivere nel tempo e occuparsi della ricerca dei capitali e dell’organizzazione».

Non sono mancate, però, le criticità. «Ci vuole attenzione perché – ha sottolineato il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Roma, generale Cosimo Di Gesù – l’indice di infiltrazione criminale nelle attività di ristorazione è molto alto: sul 5,1% di imprese confiscata nel Lazio, il 30% sono attività di ristorazione e alberghi». In definitiva «la tutela contro la concorrenza sleale (fatta da chi per motivi diversi offre piatti a costi più bassi di quelli di mercato, ndr), lo sviluppo di un business plan che aiuti a portare avanti un concept moderno e la collaborazione attiva con la Guardia di Finanza e i commercialisti», ha riassunto la presidente degli Ambasciatori del Gusto Cristina Bowerman, «sono i punti dai quali far partire le sfide per il futuro».

Tra i relatori del convegno hanno preso la parola addetti ai lavori come gli chef Enrico Bartolini, Niko Romito, Luca Fantin e il padrone di casa Antonello Colonna. Sono intervenuti al dibattito anche rappresentanti delle istituzioni come il Capo Dipartimento ICQRF del MIPAAF Stefano Vaccari, il Sottosegretario di Stato del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, l’On. Dorina Bianchi e Massimo Guarnieri, vicepresidente F.I.P.E.

La serata è continuata con una cena di beneficenza aperta a tutti, presso il ristorante Antonello Colonna Open, che ha ospitato “7 Chef per Amatrice”: un evento organizzato insieme a 7 grandi Maestri della cucina italiana, per raccogliere fondi per un progetto didattico e formativo ideato in collaborazione con l’Istituto Alberghiero di Amatrice.

Gli chef ambasciatori dell’iniziativa hanno conquistato gli oltre 300 ospiti con la loro creatività, a partire dal padrone di casa Antonello Colonna, che ha cucinato la sua “Ama-trice 2. a capo”, sino ad Enrico Bartolini, che ha preparato i suoi “Gnocchi di amatriciana con tenerezza di vitello e salsa tradizionale”. E poi i Fratelli Salvo, Franesco e Salvatore, che hanno interpretato il piatto facendo avvicinare la tradizione della pizza napoletana ai sapori forti di Amatrice. La giovane siciliana Martina Caruso ha sostituito la pasta con un Cous Cous all’Amatriciana e Pietro Leemann ha presentato la sua personalissima amatriciana vegetariana “Penso, quindi sono”. Per concludere in dolcezza, Paolo Brunelli ha portato sulla sua isola gastronomica “Sibillino”, un gelato tradizionale italiano arricchito con la mandorla del Val di Noto contaminata da prodotti delle zone terremotate.

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