AMBASCIATORE

“Volere è potere” questo il motto di Michela Berto, ultima erede di una famiglia che da quattro generazioni si occupa di ristorazione. Una storia che affonda le radici nel Veneto di fine ottocento con la trisnonna Gegia, moglie di Francesco Berto che apre un’osteria-trattoria dove si gioca a carte e a bocce, sorseggiando l’ombra. L’ultimo dei suoi sei figli, Domenico detto “Bepi Menestro”, acquista nel 1938 l’attuale stabile di Rio San Martino, frazione di Scorzè (Venezia). Michela vive in prima persona il cambiamento del paese e dell’osteria che negli anni 70 si trasforma in ristorante e si impegna al massimo per continuare quella che è la tradizione di famiglia: gli studi alberghieri, la passione per la cucina e l’incontro con il marito Raffaele Ros.

Nei primi anni 90 Michela e Raffaele prendono le redini del Ristorante San Martino. Dopo i lavori di ristrutturazione, Michela cede il passo al marito in cucina e si scopre donna di sala. Perfezionista e determinata, guidata da una passione che si alimenta di continuo, Michela inizia un percorso di crescita insieme a Raffaele, suo alter ego ai fornelli. Studia, si innamora del mondo del vino e la cucina cresce di pari passo, con passione e dedizione. La ricerca della qualità diventa un pungolo che permette al San Martino di uscire dai confini provinciali e farsi notare a livello nazionale, grazie alle maggiori guide che sanciscono la bontà del percorso sin qui fatto, culminato con il riconoscimento della stella Michelin nel 2014. “Non c’è da montarsi la testa”, sostiene Michela, “i risultati ottenuti sono solo lo sprone a migliorarsi sempre nella qualità dell’accoglienza e dell’offerta, sempre al servizio del cliente che è il protagonista assoluto”.

Convivialità, professionalità, calore e serenità sono i principi che oggi guidano il San Martino, una cucina che si fa ambasciatrice di un territorio prodigo di grandi ingredienti in ogni stagione, memore di una storia importante quale è quella della Serenissima che si racconta nei dettagli della sala con opere d’arte armoniosamente disseminate, una carta dei vini accuratissima e nei piatti di Raffaele che si pongono in continuo dialogo con il passato, declinati all’insegna di salubrità e sapore.