AMBASCIATORE

Paolo Parisi, “sì quello delle uova”.
Nel lontano 2000, Paolo ritrova e alleva il maiale di Cinta Senese, scatenando assieme ad altri allevatori una moda legata al suino riscoperto.
Però non è abbastanza, Paolo desidera inventare qualcosa di suo.
Grazie al suo palato e alle sue esperienze di campagna, decide di creare un prodotto dedicato agli chef – coloro che più di chiunque altro possono giudicare un prodotto con grande competenza, obbiettività ed esigenza.
A Paolo sembra di intraprendere un’avventura difficile. In realtà non lo è stato, gli ingredienti della ricetta sono: sacrificio, obbiettività, estro, buon gusto, volontà e un pizzico di follia.
Sceglie le galline bianche livornesi che sono più difficili da allevare, hanno un’alimentazione naturale, vita delle ovaiole all’aperto come per quelle del contadino: spazio, luce, sole, vento, pioggia, caldo, freddo.
E poi la cosa che rende questo uovo veramente unico: nell’alimentazione aggiunge una cospicua dose di latte di capra appena munto.
Qui arriva la follia e il sacrifico: due anzi tre mestieri per il risultato di uno.
“Noi dobbiamo anche accudire e mungere le capre, e anche qualche mucca jersey per sopperire ai momenti di scarso latte di capra. Oggi le mie uova sono famose, le più costose vendute, qualcuno dovrebbe approfittare del metodo e copiarmi…nessuno nemmeno ci prova!”
Il risultato però è meraviglioso. L’uovo non ha mai odori sgradevoli, incorpora tre volte l’aria di un altro, è leggero, più saporito, dà elasticità agli impasti, rende di più, contiene meno acqua e talvolta ha un finale gustativo che ricorda la mandorla.
Prima nelle cucine più elitarie, ora aperto anche al pubblico, 10 anni di crescente successo, possiamo proprio definire quello che non c’era: IL SUPERUOVO