AMBASCIATORE

Cuoca dal 2006, appena maggiorenne, enologa dal 2011 e chef dal 2012: tutto in casa. Caterina Ceraudo, classe 1987, è innanzitutto il frutto goloso di un albero fertile, quello dei Ceraudo appunto, grande famiglia capitanata da Roberto, pioniere dell’agricoltura biologica che oggi permea vigneti, uliveti e agrumeti di questa vera e propria oasi nel primo entroterra di Strongoli, circondata da troppe brutture perché, come scrive Sonia Gioia, “no, a Strongoli non ci arrivi per caso. E il tragitto non risparmia alla vista gli sfregi di cemento armato inferti a una delle coste più belle d’Italia, a un soffio dal mare. Solo arrivati a destinazione il passo cambia, di botto, e dalle architetture ossessivo compulsive della speculazione selvaggia la natura prende il sopravvento in un adagio di profondissima quiete. Qui è il Dattilo”.

Lei è una ragazza timida, tenace, con una volontà di ferro, e cresciuta dunque in questa riserva del Buono e del Bello. La sua passione per la tavola è stata coltivata con amore e pazienza: inizia nel 2006, al ritorno dalle vacanze scolastiche, per occuparsi della carta vini del ristorante di casa, prestando servizio in sala. Il locale già vanta una stella Michelin, quindi Caterina si accosta ai fornelli a piccoli passi: prima di impadronirsene, nel 2012, frequenta la Scuola di alta formazione di Niko Romito a Castel di Sangro. L’incontro con lo chef abruzzese è illuminante perché Caterina comprende che l’amore per il cibo è superiore di quello per il vino.

Fa anche pratica al Reale di Casadonna. «L’insegnamento più importante che porterò sempre con me – spiega – è il rispetto del prodotto e della sua provenienza naturale, dalla nascita e crescita di ogni ingrediente fino alla sua trasformazione nel piatto. Utilizzo pochi elementi, cercando di esaltare i sapori semplici. Potrei definire il mio stile equilibrato e leggero, una missione che può apparire paradossale in Calabria ma solo all’apparenza. È così per ogni mia ricetta, dal salato al dolce».