Irene Guidobaldi è l’anima del brand Flaminio, l’olio extra vergine di oliva tracciato prodotto in Umbria con papà Angelo e il fratello Ernesto nell’azienda di famiglia, la Società Agricola Trevi Il Frantoio. Diventare una paladina delle produzioni familiari di eccellenza non era tra gli obiettivi di Irene che da giovane avrebbe voluto diventare un magistrato. Dopo gli studi giuridici a Perugia e il corso di preparazione all’esame a Roma, però, colpevole un punto in meno del necessario e un blocco dei concorsi, Irene si trasferisce a Milano dove mette in bacheca anche un Master in Diritto della concorrenza della Comunità Europea e guadagna un posto nello studio legale Allen & Overy. Correva l’anno 2003 e la vita di Irene Guidobaldi sembrava ormai tracciata.

A spingere la dottoressa in legge Irene Guidobaldi al ritorno a casa, fu l’incontro con Sandra Ciciriello, ex socia di Viviana Varese al ristorante Alice. Da lì a poco avrebbe dato vita al brand Flaminio per il desiderio di mettere anche il suo nome nell’albo dell’ottava generazione di olivicoltori di famiglia.

Cooperativa negli anni 60, società a responsabilità limitata nel 1985 e poi Società per azioni, «ma solo con capitale familiare», la Società Agricola Trevi Il Frantoio in quel tempo «si occupava di vendita diretta a privati con il brand Trevi». Fu allora la lungimirante Irene Guidobaldi creò il marchio Flaminio destinato al canale Ho.re.ca. «Partii in sordina, a costo zero, con tre selezioni: il Delicato, il Fruttato e la Dop e una selezione di quattro referenze di pasta prodotto da un pastificio che è di fronte il frantoio», ricorda Guidobaldi che oggi, nel listino Flaminio, oltre all’eccellenza dell’olio umbro nell’alta ristorazione, ha aggiunto una selezione di olio extravergine non filtrato disponibile solo nel periodo della lavorazione, dieci referenze di pasta, due di aceto balsamico («Siamo una delle due aziende umbre ad avere ottenuto l’Igp per l’imbottigliamento»), alcune di legumi umbri e una di aceto di vino tradizionale «realizzato per acetificazione statica lenta senza forzature meccaniche e un invecchiamento in barrique di rovere per quasi due anni da Andrea Bezzecchi, presidente del Consorzio dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia, con un vino rosso Igp superiore umbro che, all’inizio, nessuno voleva vendermi perché sapevano che volevo farne aceto».

«Ho sempre selezionato prodotti di qualità per Flaminio perché devono essere messi accanto all’olio evo d’eccellenza prodotto dalla mia famiglia e perché mi interessa soltanto far arrivare il mio brand a chi fa della qualità un mantra», spiega Guidobaldi. Qualità che, nell’Olio Flaminio, è garantita dal marchio Dop, «quella che oggettivamente garantisce la provenienza e la qualità», dalla certificazione Unaprol di rintracciabilità e da quelle «45000 piante, un frantoio (il primo a ottenere l’Iso 9002 nel 19944) di proprietà, magazzino sotterraneo e imbottigliamento in camera sterile». E anche una qualità che, via via, viene sempre più riconosciuta dalla ristorazione. «Oggi – conclude – chef e ristoratori stanno finalmente cominciando a capire sempre di più qual è il valore di portare a tavola una buona bottiglia di olio extravergine».

Mariella Caruso