14 settembre 2016, in Italia entra in vigore della Legge 166 conosciuta come Legge Gadda dal nome della sua relatrice Maria Chiara Gadda. Con un costrutto di 18 articoli suddivisi in tre capi ha disciplinato «la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi». Per dirla con maggiore semplicità dall’adozione della Legge Gadda è diventato più semplice donare prodotti alimentari e farmaceutici in eccedenza e, così facendo, combattere gli sprechi facendo rivivere gli scarti, incentivando il recupero di alimenti per il consumo umano e, qualora non fosse possibile, quello per uso zootecnico o energetico.

Secondo un articolo a firma Giuseppe Latour pubblicato lo scorso 8 settembre da Il Sole 24 ore, attraverso la Legge Gadda nel solo 2018 sono stati recuperati «oltre 1,1 milioni di farmaci, circa 700mila pasti da mense e cucine ospedaliere e più di 7.600 tonnellate di eccedenze alimentari dalla Gdo». Numeri importanti che sono frutto di una molteplicità di iniziative che, grazie alle possibilità concesse dalla normativa, hanno innescato processi virtuosi che, in tema alimentare, hanno interessato sia il mondo della grande distribuzione, sia quello della ristorazione.

Tra i progetti virtuosi che hanno ricevuto una spinta dal mondo della ristorazione spicca, sia perché è stato uno dei primi sia perché a farlo decollare è stato Massimo Bottura, il Refettorio Ambrosiano. Al via nel 2015 per evitare lo spreco e favorire il riutilizzo delle eccedenze alimentari di Expo Milano 2015, il Refettorio è stato allestito nell’ex teatro annesso alla parrocchia San Martino nel quartiere Greco di Milano e continua a servire dal lunedì al venerdì pasti di tre portate preparati con eccedenze alimentari raccolte dai mercati e supermercati della città a persone in situazioni di vulnerabilità sociale.

Il progetto del Refettorio Ambrosiano, che continua sotto l’egida dell’associazione no profit Food for Soul presieduta da Lara Gilmore, non avrebbe potuto continuare senza l’entrata in vigore delle norme che disciplinano il recupero dei prodotti alimentare che, prima, dovevano essere distrutti. Della stessa normativa si fa forte il Banco Alimentare che nel solo 2018 ha recuperato 90.411 tonnellate di alimenti tra cui 18.082 dalle industrie alimentari, 12.381 dalla Gdo e, come fanalino di coda, 517 dalla ristorazione.

A venire in aiuto a quei ristoratori che vogliono partecipare alle campagne antispreco ci sono strumenti digitali come le app a partire da Bring The Food che è stata sviluppata con la collaborazione del Banco Alimentare alla quale ci si può iscrivere come donatori di alimenti. Un’altra app da poco arrivata in Italia è la danese Too Good To Go che permette a bar, ristoranti, forni, pasticcerie, supermercati ed hotel di vendere online – a un prezzo tra i 2 e i 6 euro – le Magic Box, delle bag con una selezione a sorpresa di prodotti invenduti “troppo buoni per essere buttati”, che tuttavia non possono essere rimessi in vendita il giorno successivo. Anche Regusto, che prende il nome dal latino “gustare di nuovo”, è una app che permette ai ristoratori di mettere in vendita i piatti invenduti a prezzo scontato, permettendo ai clienti di prenotarle tramite telefono e poi passare a ritirarle presso il locale scelto.

Nonostante il lavoro fatto negli ultimi tre anni, però, la strada da percorrere è ancora tanta perché, come attestano i dati presentati a febbraio alla Fao dall’Università di Bologna – Dipartimento Scienze e Tecnologie Agroalimentari con il Ministero dell’Ambiente e la campagna Spreco Zero dello spin off Last Minute Market, lo spreco di cibo in Italia vale ancora oltre 15 miliardi. E tutti possiamo contribuire a far sì che questa cifra si abbassi ogni giorno di più.

Mariella Caruso

Photo credits: Too Good To Go